Il dolore pelvico cronico rappresenta un disturbo invalidante molto difficile da misurare o localizzare, e che necessita di un approccio diagnostico e terapeutico multidisciplinare. La sindrome da dolore pelvico cronico è una delle più frequenti patologie prostatiche e colpisce il 10-12% dei maschi. Il paziente maggiormente esposto è un maschio adulto di età compresa fra 45 e 60 anni. Lo stress non causa il dolore pelvico cronico e il paziente non è un malato immaginario, ma il dolore persistente e non riconosciuto causa stress, irritabilità e depressione.
Il dolore pelvico cronico che colpisce i soggetti di sesso maschile è localizzato nella zona più bassa dell’addome, e pertanto può originare dagli organi dell’apparato genitale (prostata, vescicole seminali, testicoli, funicoli spermatici), dal basso apparato urinario (vescica e uretra) o anche dalle strutture nervose, muscolari e ossee del bacino. Sono molte e diverse le tipologie di dolore che il paziente affetto da questa sindrome lamenta.
Spesso si avverte la sensazione di non aver svuotato bene la vescica e si ha la presenza di un “peso” continuo sovrapubico che non risponde ai comuni trattamenti con antinfiammatori, antibiotici, antibatterici, analgesici o farmaci per curare l’ingrossamento della prostata.
E’ variabile l’intensità del dolore, che da un vago senso di fastidio più o meno continuo può raggiungere gradi estremi, talvolta intollerabili, descritti dal paziente come fitte lancinanti. In alcuni casi la sensazione dolorosa è provocata da alcune posizioni, quale quella seduta, o dalla pressione esercitata su determinati punti dell’area pelvica.
Molto spesso il paziente riferisce anche bruciore uretrale (bruciore all'interno dell'uretra) ed eiaculazione dolorosa, quindi la presenza di uno spasmo doloroso durante o al termine dell'eiaculazione è un segno distintivo del dolore pelvico cronico e aiuta a fare diagnosi di esclusione rispetto alla ipertrofia prostatica benigna, con cui il dolore pelvico può essere confuso.
Spesso infatti il disturbo viene considerato una normale ipertrofia prostatica, ossia un ingrossamento della prostata ostruente, e quindi trattato con terapia chirurgica di resezione della ghiandola. Il risultato è un peggioramento dei sintomi per la grave reazione infiammatoria provocata dall’intervento su una ghiandola già infiammata, con ridotta possibilità di guarigione nel tempo.
La diagnosi è difficile e occorrono molti esami per escludere altre malattie con sintomi uguali; poiché il percorso diagnostico terapeutico richiede notevole esperienza, spesso i pazienti impiegano molti anni per ricevere cure adeguate.
L’importante in questi casi è sapere che la diagnosi è possibile attraverso una serie di esami funzionali, ematochimici, urinari e radiologici che escludono la maggior parte delle malattie simili confondenti.
Ed è stato anche dimostrato come l’ansia sia in grado a sua volta di amplificare la percezione delle sensazioni spiacevoli, e di accentuarne la partecipazione emotiva. Dolore e ansia realizzano in tal modo un circolo vizioso capace di alterare profondamente la qualità della vita dei soggetti che ne soffrono.
Per evitare i periodi di peggioramento il paziente deve prendere consapevolezza dia quali siano i comportamenti che favoriscono la riacutizzazione del dolore. Per esempio, lunghi viaggi in macchina senza soste intermedie, eseguire lavori di lunga durata in posizione genuflessa, un intenso sforzo fisico che solleciti la prostata sono tutti fattori che possono scatenare un peggioramento dei sintomi. Il soggetto affetto da dolore pelvico cronico dovrebbe astenersi dall'assumere di cibi irritanti e speziati. Dovrebbe inoltre ridurre l'eccessivo consumo di caffeina e sostanze eccitanti. Un'attività sessuale regolare è secondo alcuni di beneficio.
Pur non essendo presenti nella infezioni batteriche della prostata, la terapia antibiotica può dare studi buoni risultati nel breve periodo. Buoni risultati sono stati ottenuti anche con di integratori a base di Serenoa repens e antiossidanti.
Redazione Nuovaitaliamedica