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La contraccezione in Italia

Scarsa informazione e disinformazione

Non è una novità che l'Italia sia il Paese delle contraddizioni: ci riempiamo la bocca (o meglio se la riempiono i politici) con la storia che siamo la quinta potenza industriale, ma i nostri servizi pubblici sono da repubblica delle banane; siamo il Paese con il più alto numero di cattolici, ma anche di aborti; i nostri ragazzi sono molto precoci nei rapporti sessuali (età media 17 anni) ma molto tardivi nel controllarne le conseguenze. Il fatto che tutto sommato il Paese vada avanti lo stesso, non è certo un buon motivo per non provare a cambiare, né per rifugiarsi nell'illusione che ci sarà sempre qualche santo a provvedere. Di certo non ci sono santi che provvedano alla pianificazione famigliare a alla contraccezione responsabile, sicché il fatto che da Nazione prolifica ci siamo avviati in pochi anni a una crescita demografica zero, che sottintende una realtà drammatica: la diffusione dell'aborto come mezzo elettivo di controllo delle nascite, a causa della scarsa utilizzazione dei metodi anticoncezionali che sono invece in uso nei Paesi civili. Il metodo contraccettivo più sicuro, su tutti, è la "pillola":
Per fare il punto sulla contraccezione orale in Italia e in particolar modo per tentare di spiegare, e possibilmente superare, l'atteggiamento negativo della donna italiana nei confronti di un mezzo che è largamente impiegato in tutti i Paesi evoluti, l’azienda farmaceutica Wyeth ha recentemente organizzato una videoconferenza tra New York, Parigi e Milano, alla quale hanno partecipato eminenti specialisti della sanità e della sociologia, che ha avuto come argomento di discussione il Path Foundation (Programma per una Tecnologia privata per la Salute) www.pathfoundation.com


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