INSONNIA: CAUSE E DIFFUSIONE DEL PROBLEMA

Sono circa 12 milioni di italiani, adulti in età lavorativa, che soffrono d’insonnia: il 40% lamenta distrurbi del sonno, il 10% soffre d’insonnia cronica, il 20-25% è soggetto ad insonnia occasionale .
Dormire poco o male ha ricadute negative sulla qualità della vita quotidiana: sonnolenza, difficoltà di concentrazione, lentezza di riflessi, ansia, irritabilità, depressione. Sono sintomi che spesso sono vissuti come se fossero la causa, e non l’effetto, del dormire male, raramente denunciati al medico.
Le statistiche attribuiscono alla sonnolenza diurna il 50% degli incidenti sul lavoro e li 20% degli incidenti stradali, quindi i costi, individuali e sociali, di questa patologia sono molto elevati, non solo in termini di gravi incidenti ma anche riferendosi allo scarso rendimento sul lavoro.
Complessivamente, il rischio di insonnia aumenta progressivamente con l’età, nei soggetti con depressione e in presenza di patologie ultisistemiche.

Ma… cos’è il sonno?

Il sonno non è uno stato passivo, completamente distaccato dalla realtà, infatti, il cervello mantiene, anche se in maniera elementare, le percezioni sensoriali. Stimoli visivi, uditivi o tattili sono in grado di interrompere il sonno. Durante il sonno, inoltre il cervello non riposa: elabora gli stimoli raccolti nel corso della giornata,organizza un proprio sistema di archiviazione dei dati ed elimina quelli ritenuti superflui. Predispone in pratica l’attività cerebrale allo stato di veglia, in modo che sia possibile utilizzare tutto il bagaglio di nozioni raccolte per elaborare idee, intuizioni, strategie e tutto ciò che consente all’individuo di lavorare ed esprimere il meglio di sé nei confronti della realtà.
Si comprende perciò come tutto ciò che altera l’equilibrio sonno-veglia diventa fonte di disagio per l’individuo, con pesanti ricadute sulle sue attività quotidiane come sonnolenza, difficoltà di concentrazione, nervosismo. Fisiologicamente il sonno è un meccanismo complesso e delicato, suscettibile alle interferenze esterne e a quelle interne, provenienti dall’incoscio. Dal momento in cui si addormenta, il cervello attraversa 4 livelli di crescente profondità (stadio 1,2,3 e 4) seguiti da uno stadio di sonno REM (caratterizzato dalla presenza di movimenti oculari rapidi; in inglese Rapid Eye Movements) o sonno paradosso.Gli stadi da 1 e 2 costituiscono il cosiddetto sonno non-REM o sonno ortodosso. Gli stadi 3 e 4 costituiscono il sonno profondo.Gli stadi del sonno vengono definiti attraverso la polisonnografia che consente di registrare simultaneamente l’attività cerebrale (elettroencefalogramma o EEG), i movimenti aculari ed il tono muscolare antigravitario.

-Stadio 1 caratterizza il passaggio dalla veglia al sonno (dormiveglia) con attività cerebrale lenta,
come evidenziato dal tracciato dell’elettroencefalogramma (EEG); dura pichi minuti.

-Stadio 2 di sonno vero e proprio, con completa perdita di coscienza. E’ contraddistinto da ulteriore rallentamento dell’attività registrata con l’EEG e comparsa di fusi del sonno e di complessi K, segnali che traggono origine da strutture cerebrali profonde.

-Stadio 3 e 4 abitualmente chiamati sonno delta, sono caratterizzati da onde lente ad ampio voltaggio; in queste fasi il sonno è profondo.

-Sonno REM (Rapid Eye Movements) in un giovane adulto inizia circa 90 minuti (latenza del REM) dopo l’addormentamento, l’EEG mostra un’attività cerebrale rapida e l’elettro-oculogramma registra scariche di movimenti oculari rapidi; è in questa fase del sonno che

 

avvengono i sogni.

Trascorsi 20-30 minuti nella fase 4 inizia un percorso inverso: si torna allo stadio 3, poi al 2 e da qui finalmente si entra nella fase REM. I periodi REM terminano con brevi risvegli o con il ritorno alla fase 2 del sonno, concludendo un ciclo di sonno; il sonno notturno è composto da tre a cinque cicli consecutivi, lunghi circa 90 minuti. I vari stadi che costituiscono i cicli hanno predominanza diversa nel corso della notte: gli stdi 3 e 4 prevalgono nella prima parte, mentre i periodi REM sono più brevi nelle fasi precoci del sonno e aumentano in durata nell’ultima parte della notte. La percentuale di sonno REM nell’adulto equivale al 20-25% del sonno totale. I neonati dormono in REM 8 ore su 10. Il sonno delta rappresenta circa un quarto del sonno totale in un giovane adulto, mentre nell’anziano la percentuale scende a uno scarso 10%, a meno che il soggetto non conservi una regolare attività fisica di tipo aerobico.


… e l’insonnia?

Si definisce insonnia lo stato in cui una persona percepisce il proprio sonno come insufficiente o insoddisfacente; in altre parole quando il paziente non riesce a trarre beneficio dal riposo perché dorme troppo poco oppure dorme male. L’insonnia fa parte delle dissonnie, disturbi dovuti ad alterazioni di ritmo, quantità e qualità del sonno.Inoltre, l’insonnia non è una malattia univoca ma si presenta in tanti modi diversi, ecco perché clinicamente viene classificata tenendo conto di almeno tre parametri: la sua durata, le possibili cause e la tipologia.


- Durata dell’insonnia varia da paziente a paziente e può subire modificazioni nel corso della vita di uno stesso individuo:
Occasionale: episodi isolati, che durano solo alcuni giorni e sono generalmente associati ad eventi particolarmente stressanti;
Transitoria: dura meno di tre settimane, si risolve spontaneamente o con l’aiuto farmacologico;
Cronica: quando si protrae per più di un mese, deve essere risolta con un intervento terapeutico.

-Cause dell’insonnia (eziologia)
Primaria o non organica: quando il paziente è sano e non ci sono cause apparenti che giustifichino l’insonnia;
Secondaria: quando l’insonnia è dovuta a malattie o abitudini preesistenti, bisogna intervenire su queste cause per risolvere anche il disturbo del sonno. Disturbi psichci come depressione e morbo di Parkinson o malattie fisiche come dolore cronico, reflusso gastroesofageo e asma influenzano negativamente la fisiologia del sonno. L’uso di sostanze medicinali o l’abuso di droghe o alcolici possono alterare i meccanismi del sonno.

-Tipo difficoltà ad iniziare il sonno (insonnia iniziale); sonno interrotto da risvegli notturni (insonnia intermedia); risveglio precoce mattutino (insonnia terminale); sonno non ristoratore. Ognuna delle tre tipologie può essere occasionale, transitoria o cronica.
L’insonnia costituisce quindi un problema non trascurabile anche per il MMG. Pur sottoponendosi ad un maggior numero di visite, solo il 40% dei soggetti che presenta seri problemi di insonnia ne perla con il proprio medico curante. Questo, tuttavia, va a discapito della possibilità di instaurare un trattamento precoce che possa prevenire la successiva cronicizzazione ed evitare i disagi e le complicazioni che un’insonnia di lunga durata può provocare.


20-2-2006

Stampa

www.nuovaitaliamedica.it