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LA FIBROMIALGIA

La fibromialgia è una sindrome muscolo-scheletrica causa di dolore ed affaticamento. Solo negli ultimi 10-15 anni si è potuto approfondire la conoscenza di questa malattia che in Italia colpisce circa 1.5-2 milioni di persone, sopratutto di sesso femminile. Ad essere colpiti sono sopratutto muscoli e tendini e, nonostante assomigli ad una patologia articolare, non si tratta di artrite e nemmeno causa deformità delle articolazioni.
La diagnosi prevede la presenza di dolore diffuso e particolarmente rilevante in punti specifici sollecitati dal reumatologo (tender points) simmetrici su entrambi i lati del corpo: alla base del cranio, alla base del collo, in cima alla spalla, fra la clavicola e la spina dorsale, sulla cassa toracica, sul bordo esterno dell’avambraccio, nella parte superiore dell’anca, nella parte alta dei glutei, sul ginocchio.
In caso di presenza di 11 su 18 punti sensibili si parla con ragionevole sicurezza di fibromialgia, anche se in realtà essendo la dolorabilità variabile da un giorno all’altro, talvolta si arriva alla diagnosi anche in assenza di 11 punti verificati. Non esistono esami di laboratori specifici, ma vengono di norma richiesti per escludere altri tipi di patologie in grado di provocare disturbi simili (ad esempio l’ipotiroidismo).
Lo specialista d’elezione cui fare riferimento per la diagnosi di fibromialgia è il reumatologo.
Non è affatto semplice diagnosticare la sindrome fibromialgica perché vi sono diverse condizioni patologiche che hanno sintomatologia simile e a tutt’oggi non ci sono esami clinici che permettano la formulazione della diagnosi. Generalmente vi si arriva per esclusione (un’espressione tipica con cui si definisce la sindrome fibromialgica è malattia invisibile). La patologia è cronica con tendenza al peggioramento. La mancanza di riscontri oggettivi dati da esami di laboratorio, la stanchezza e l’iperalgesia riferita dai soggetti colpiti causano spesso errori diagnostici perché molte volte i medici tendono, un po’ frettolosamente, a classificare il paziente semplicemente come soggetto ansioso o depresso.
Per diagnosticare la malattia si ricorre ad una semplice considerazione: le articolazioni fanno male, ma non si trova infiammazione come nel caso dell’artrite.
Le cause che inducono la fibromialgia non sono ancora state completamente definite, ma è molto probabile che il disturbo abbia una genesi multifattoriale. In quasi tutti i casi, può essere individuato comunque un evento scatenante correlato all'esordio della fibromialgia, anche quando questo non sembra apparentemente associato al disturbo: un trauma fisico o psichico, una malattia ad eziologia virale ecc. Attualmente, esistono molte ipotesi che cercano di interpretare l'insorgenza del sintomo doloroso o della malattia. Una delle teorie più sostenute, evidenzia un'anomalia a carico di alcuni neurotrasmettitori (mediatori chimici che intervengono nella comunicazione tra le cellule nervose) e l'intervento di particolari sostanze ormonali.
Una delle ultime teorie ipotizza che una ridotta percezione del dolore sia causa di una maggiore sensibilità muscolare a ripetuti microtraumi; a questo punto malattie, traumi fisici, stress (per lavoro, lutti, famigliare, …), affaticamento, umidità e freddo, sindrome premestruale sono tutti fattori in grado di peggiorare il quadro clinico.
Altri sintomi possono essere cefalea ed emicrania, formicolii alle mani, sensazioni dolorifiche simili a punture di spillo, colon irritabile, ansia, depressione, attacchi di panico, difficoltà di concentrazione, scarsa attenzione, diminuzione della forza muscolare in mani e braccia, astenia, rigidità e impaccio nel movimento al risveglio, crampi notturni, contrazioni muscolari incontrollate, difficoltà di equilibrio, confusione, stordimento, secchezza degli occhi, della bocca, della pelle, visione sfocata, temperatura alterata oppure alterata percezione di caldo e freddo, intolleranza al freddo oppure al caldo-umido, o a tutti e due, ipersensibilità della pelle, della vista, dell’olfatto, dell’udito, intolleranza ai segnali luminosi come monitor del pc, televisione, forti luci, …
Questi sintomi sono tutti i possibili, ma non si riscontrano mai tutti quanti nello stesso paziente.
L’unica conseguenza a medio-lungo termine ipotizzata in seguito a fibromialgia è l’insorgenza della sindrome del colon irritabi
Alla terapia farmacologica è indispensabile associare attività fisica ed una completa informazione ed educazione del paziente, per esempio all’igiene del sonno, in grado di migliorare od eliminare i fattori scatenanti e/o in grado di peggiorare la sintomatologia.

Per quanto riguarda i farmaci sono utilizzati paracetamolo (Tachipirina, Efferalgan, Acetamol), antinfiammatori, antidolorifici (ad esempio il tramadolo, nome commerciale Contramal). Per migliorare la qualità del sonno si prescrivono spesso antidepressivi e miorilassanti (Flexiban, Lyseen, Muscoril).


A livello non farmacologico sono moltissime le terapie, più o meno note, che vengono utilizzate per la cura della fibromialgia; si va dalla ionoforesi alla termoterapia, dalla TENS al biofeedback elettromiografico; vi sono poi i sostenitori dell’approccio alternativo che suggeriscono di impiegare terapie quali l’omeopatia, la fitoterapia, la ginnastica dolce, lo yoga ecc. Nonostante alcuni autori sostengano la validità delle terapie non farmacologiche non vi sono, attualmente, evidenze scientifiche che confermino l’efficacia delle terapie cosiddette non convenzionali. Appare quindi corretto affermare che, allo stato dell’arte, non si può parlare di cure risolutive della fibromialgia.

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